Il pilota automatico: automatizzazioni durante il combattimento

“I guerrieri non sparano ai cerchi concentrici da tiro a segno. I guerrieri non sparano alle sagome abbozzate. I guerrieri devono sparare a bersagli letali e pertanto legittimi. Grazie al metodo nettamente superiore, dinamico, realistico dei bersagli foto realistici, i nostri guerrieri sviluppano i riflessi condizionati che consentono di automatizzare la reazione appropriata.”

(da On Combat – Psicologia e fisiologia del combattimento in guerra e in pace)

NOI ANDIAMO OLTRE, NOI VI PRESENTIAMO I BERSAGLI TRIDIMENSIONALI.

L’addestramento continuo serve a rendere naturali ed estintivi “fissandoli in memoria” taluni comportamenti che metteremo poi in atto in una situazione di pericolo. Sotto stress il cervello umano ridurrebbe per una questione di economicità e sopravvivenza le azioni possibili al minimo, l’allenamento serve a far si che quelle che ci serviranno a sopravvivere siano tra queste.

Non è raro sentire di racconti (da parte di persone fidate) che essendo preparate alla lotta da anni di allenamento, in caso di confronto violento reale non ricordano poi come hanno messo fuori combattimento il loro avversario, in situazioni di fortissimo stress poi, dove in gioco c’è la vita, è capitato che non ricordavano nemmeno se erano state loro a metterlo fuori combattimento! Un po’ come noi bravi ragazzi che magari al mattino non ci ricordiamo se abbiamo chiuso la porta di casa, torniamo indietro per controllare ed è sempre chiusa, perché l’abbiamo sempre chiusa, semplicemente è diventata una routine tale da farcene dimenticare appena fatto, tutto qua.

Ora torniamo alla casistica che ci interessa maggiormente, e cioè l’addestramento militare o law enforcement. In questo caso se gli operatori si addestrassero con sagome anonime o con generico profilo umano e basta, condizionerebbero il proprio “pilota automatico” a sparare a chiunque si dovessero trovare davanti all’improvviso, oltre al fatto che questo soggetto dovrebbe essere di fronte a loro e non di lato o in altre posizioni (rammentate che seduti sul divano con un sigaro in una mano e un whisky nell’altra siamo tutti eroi, ma in combattimento sotto stress le cose cambiano decisamente tra visione a tunnel, udito attenuato, battito cardiaco elevato, respiro affannoso, ecc..) e che potrebbero addirittura esitare davanti al bersaglio armato e male intenzionato, proprio perché non lo hanno mai affrontato in addestramento selettivo, e cioè dovendolo selezionare come colpibile rispetto ad un altro che magari tiene in mano un cellulare o altro oggetto di uso comune.

Accessori per prorita minacce TAT3D
Gli accessori TAT3D con cui equipaggiare i bersagli in base allo scopo.

Il bersaglio tridimensionale risolve invece invece a tutti questi tecnicismi aumentando il realismo dell’addestramento anche grazie agli accessori di cui è possibile dotarlo per poter lavorare sulla selezione del bersaglio. In pratica avremmo a che fare con una cosa del tipo “arma! spara!”,”cellulare! non sparare!”,”arma! spara!”, “portafoglio! non sparare!”, ecc..

A riprova di quanto appena descritto citiamo un caso realmente accaduto relativo ad un metodo di addestramento “sbagliato” tale da causare delle vere e proprie “cicatrici addestrative” difficili da togliere una volta che sono diventate parte integrante del nostro modus operandi:

“… i poliziotti americani si sono addestrati per quasi un secolo nell’utilizzo dei revolver. Poiché non avevano voglia di raccogliere tutti i bossoli sparati alla fine degli allenamenti, gli agenti generalmente avevano l’abitudine di sparare i sei colpi contenuti nel tamburo, fermarsi, raccogliere in mano i sei bossoli, metterli in tasca, ricaricare il revolver e ricominciare a sparare. Tutti davano per scontato che non l’avrebbero mai fatto in un combattimento reale. … Ebbene, è esattamente quello che accadde. Al termine di numerose sparatorie, gli agenti scoprirono con un certo sgomento di avere in tasca dei bossoli senza ricordarsi minimamente di averceli messi. In molte circostanze, purtroppo, si videro agenti caduti in combattimento che tenevano stretti in pugno una manciata di bossoli: erano morti cercando di eseguire una procedura “amministrativa” che avevano interiorizzato nell’addestramento.”

Un altro caso ancora più eclatante

“un poliziotto si era esercitato a lungo nelle tecniche per disarmare un avversario. A ogni minima occasione chiedeva a sua moglie, a un amico o al suo compagno di pattuglia di puntargli addosso un’arma, così lui poteva esercitarsi a strappargliela di mano. Ecco la sequenza che praticava ogni volta: strappava l’arma di mano all’aggressore, la impugnava a sua volta, e poi gliela restituiva per ripetere l’esercizio. Un giorno lui e il suo collega risposero a una chiamata per un soggetto pericoloso in un piccolo supermercato di periferia. L’agente stava perlustrando una corsia mentre il suo compagno percorreva quella parallela. Arrivato in fondo allo scaffale, fu colto di sorpresa quando il sospetto sbucò da dietro l’angolo e gli puntò contro un revolver. In un batter d’occhi l’agente disarmò il sospetto, lasciandolo di stucco per la rapidità e la raffinatezza della sua tecnica di disarmo. Ma senza dubbio il criminale restò ancora più sconcertato quando l’agente, un attimo dopo, gli restituì l’arma, proprio come si era esercitato a fare per centinaia di volte fino a quel giorno. Fortunatamente per l’agente, il suo collega si sporse dall’altra corsia e sparò al criminale.”

(da On Combat – Psicologia e fisiologia del combattimento in guerra e in pace)

Nella quasi totalità degli addestramenti tattici di tiro con pistola si vede l’operatore che estrae l’arma, fa fuoco, esegue una scansione visiva dell’ambiente, e solo a questo punto ripone l’arma in fondina. Idealmente dovrebbe invece esercitarsi a fare fuoco finché la minaccia letale non è terminata.

Con i bersagli abbattibili TAT3D è possibile addestrarsi con bersagli che cadono dopo aver ricevuto un certo numero di colpi aggiungendo un ulteriore livello di realismo all’addestramento e contribuendo alla memorizzazione nella parte più profonda del cervello dell’operatività da mettere in campo in caso di conflitto reale.

Attualmente molti nostri soldati sono impegnati in numerose operazioni internazionali in contesti dove devono rispettare rigorose regole d’ingaggio analoghe a quelle delle forze di polizia. Così, se da un lato un opportuno addestramento con simulatori realistici può incrementare la capacità di ingaggio condizionato salvando le vite a molti di loro, dall’altro lato è essenziale che questo addestramento venga calibrato nell’assoluto rispetto delle stesse regole d’ingaggio, e questo è possibile solo con gli strumenti adatti allo scopo.

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